CONDIVISIONE DI UN ARTICOLO DEL COLLEGA VINCENZO ZOCCO PUBBLICATO DALLO STESSO SUL BLOG IT.NICOLOSI
Oggi racconteremo una storia importante, una di quelle storie al sapore di casa, di famiglia. Una discendenza di certo rilevante quella dei Russo Morosoli che oggi qui, grazie a Francesco Russo Morosoli abbiamo il piacere di raccontare. Notizie importanti e molto antiche che affondano già in epoca moderna e che in un percorso curioso e interessante ci conducono sino ad oggi.
Russo Morosoli, una storia dal 1550
Le prime notizie che riguardano la famiglia Russo ci portano a Paternò e risalgono al 1550 con il regio notaio Don Vincenzo Russo. Don Vincenzo, uomo facoltoso e distinto, è il primo fautore della famiglia. Altra figura è Don Pietro Russo, anch’egli notaio regio, riceve un’ingente somma di denaro che porterà grande fortuna alla famiglia. Siamo nel 1635 e, su incarico del principe Moncada di Paternò, Don Pietro Russo si occupò di recuperare ammanchi alle entrate regie. L’accordo che Don Pietro stilò con il principe di Moncada fruttò a Russo il 20% del recuperato. Bene, rinvenne l’esorbitante somma di 225881 onze e la famiglia quindi, già molto facoltosa, divenne tra le più ricche del principato di Paternò. Principato che comprendeva anche i comuni di Belpasso, Nicolosi, Ragalna e Santa Maria di Licodia.
Vassallaggio feudale in Sicilia del 1500 – Stemma della Famiglia Morosoli attualmente conservato presso l’archivio di stato di Bellinzona – Archivio privato famiglia Russo Morosoli PH. Wikipedia
Sono altre due le figure interessanti della famiglia Russo che contribuirono alla crescita economica e del prestigio della famiglia. Don Francesco Russo, che agli atti del notaio Somma del 14 febbraio e del 2 marzo 1767 accetta l’offerta di 270 onze da Giuseppe Corallo per la gabella sui feudi di Scalilla, Porrazzo, Treronche e Capraria. C’è un altro notaio che accrebbe di molto le ricchezze della famiglia, parliamo di Don Gioacchino Russo del 1737 uomo di grande intelletto che ci seppe fare molto bene negli affari oltre che nella sua professione.
L’illustre scienziato Don Gioacchino Russo
Le fortune della famiglia crebbero ulteriormente grazie ai brevetti delle invenzioni di sua eccellenza Don Gioacchino Russo, illustre scienziato del 1865. Nacque da Vincenzo Russo e Maria Consoli si laurea in Ingegneria civile e meccanica e fu docente di architettura navale all’Accademia navale di Livorno. Una carriera politica importante gli diede grandi onori. Insignito dal re cav. di gran croce decorato del gran cordone dell’ordine della corona d’Italia e grande uffiziale dell’ordine dei ss. Maurizio e Lazzaro. La città di Catania e di Roma lo ricordano con una via che appunto porta il suo nome, mentre la città di Paternò con un Istituto Scolastico Istituto Tecnico Commerciale Gioacchino Russo.
Gioacchino Russo progetta il Navipendolo – ph. archivio privato famiglia Russo Morosoli
La formazione culturale del giovane Gioacchino fu affidata alla severissima supervisione dello zio, anch’egli di nome Gioacchino Russo, reverendo canonico della cattedrale di Catania, esaminatore prosinodale, rettore del seminario arcivescovile e professore di diritto civile e canonico all’Università di Catania. Fu anche autore del “de jurepatronatus” e de “la legislazione matrimoniale canonica“. Gli lasciò in eredità numerosi immobili e proprietà nonché il palazzo di famiglia di Catania abitato ancora oggi dai discendenti. Seguì in prima persona la formazione del nipote che fin dall’inizio mostrò la sua genialità.
La sua intelligenza superiore infatti diede luce al periscopio per i sommergibili, la prima macchina fotografica a colori del mondo. Il navipendolo e la vasca a pareti elastiche per la riproduzione in scala del moto ondoso che serviva a verificare come si sarebbe comportata una nave in mezzo alle onde senza bisogno di costruirla! Cosa impossibile fino ad allora! Questi brevetti diedero molto lustro alla famiglia sia in termini di prestigio che di soddisfazione economica. Fu il Matrimonio con Elvezia Amalia Morosoli, dalla quale ebbe sei figli, a permettere alla famiglia di portare il nome che oggi conosciamo “Russo Morosoli“.
Storia della famiglia Morosoli
La famiglia Morosoli, Patrizia di Lopagno e Cagiallo, fu una antica casata svizzera originaria del Canton Ticino. Di grandi tradizioni industriali, commerciavano il tabacco, avevano una fabbrica di sigari e di accendisigari nonché una di protezioni stradali. Simpatico un libro sulla famiglia dal titolo “è da cento anni che vendiamo fumo, ma cerchiamo di farlo nel migliore dei modi“.
A metà dell’800 Don Francesco Morosoli, si trasferì a Milano per poi ritornare in Sicilia in vista della costruzione della linea ferrata Palermo-Catania. In quest’ultima si fece costruire un palazzo dall’architetto Carlo Sada, amico di famiglia. Le radici a Catania furono definitive quando suo figlio Carlo Enrico si sposò con donna Maria, figlia di Don Francesco Imbert Paternò Gioeni, duca di Furnari e barone di Ficarazzi e di donna Anna Rapisardi dei baroni di Sant’Antonio, nobili della città etnea. I loro figli, Ernesto e Augusto furono un riferimento nel commercio delle automobili e delle assicurazioni. Il loro nipote, Gioacchino Russo Morosoli fu da sempre molto affascinato dalla figura degli zii e dalle auto di lusso.
Combattuto se andare a lavorare col il padre, Francesco che operava nel settore tessile, alla fine scelse i simpatici zii, gemelli omozigoti, che furono anche “i leoni di cancellata” nei romanzi di Vitaliano Brancati. Scapoloni d’oro e amanti della bella vita e delle serate si dividevano tra lavoro, divertimento e goliardia.
Gioacchino Russo Morosoli, classe 1941, imparò così l’arte della vendita delle auto e capì tra i primi che con il boom economico degli anni ’60, il mercato, da allora dominato da fiat, si sarebbe aperto anche ai brand stranieri. Ecco che a soli 19 anni diventava concessionario Peugeot per tutta la Sicilia orientale. Da qui fu una costante crescita esponenziale acquisendo anche le concessionarie Renault, Hyundai, Rover, fino alle moto Honda. Poi ancora Mercedes, Smart, Chrysler, Jeep e Dodge diventando uno dei concessionari più grossi d’Italia.
La Funivia dell’Etna dal Conte di Cervinia ai Russo Morosoli
Uno degli ispettori delle sue concessionarie era il genero dell’ingegnere torinese Dino Lora Totino conte di Cervinia, esperto in funivie e che il giovane Gioacchino definiva il suo secondo maestro. Grandissimo imprenditore il conte decise di realizzare una funivia sull’Etna. Verso la fine degli anni ’60, il conte alla ricerca di imprenditori locali per la gestione dell’impianto si rivolse al giovane Gioacchino che entusiasta entrò in società. Le difficoltà finanziarie dell’azienda condussero il conte Lora Totino ad una scelta far amministrare proprio Gioacchino Russo Morosoli. Le prime strategie economiche e commerciali attuate da Giogiò (chiamo così dagli amici) non trovavano i favori delle figlie del conte, ma trovarono grandi consensi dal conte, che per una serie di motivi con le figlie decise di vendere il 100% della società.
Augusto Morosoli di Lopagno e Imbert di Furnari – Archivio privato famiglia Russo Morosoli
Ottima intuizione, visto che l’esercizio successivo registrava utili! Parallelamente, Giogiò acquista la Star, società che operava le escursioni sull’Etna nel versante di piano provenzana e oggi ne detiene la stazione sciistica. Non furono sempre tutte rose e fiori, proprio durante il suo viaggio di nozze (1971) la furia scatenata del vulcano gli distrusse l’impianto, e così per ben 5 volte! Giogiò, innamorato del vulcano ha sempre ricostruito con capitali propri, senza nessuna compagnia di assicurazioni al mondo disposta a coprirne il rischio. Si stima che la famiglia Russo Morosoli abbia investito circa cento milioni di euro nel corso di questi anni, e oggi, tra diretti e indotto, da lavoro a 500 famiglie.
Una storia di famiglia, da padre in figlio
Medio tempore, Giogiò era anche titolare della Loyd Internazionale, poi Milano Assicurazioni agenzia generale di Catania. Faceva anche ottimi affari avendo la rappresentanza di una delle aziende leader al mondo per la vendita di macchinari per industrie di imballaggio, la Goglio di Milano, di cui aveva mandato da Roma in giù in tutta italia. Abilissimo immobiliarista, ne aveva messo su un patrimonio ragguardevole. Purtroppo, la crisi mondiale del settore auto del 2012 colpì duramente anche i suoi interessi. Nel 2013, perse la vita in seguito ad un incidente stradale. Il testimone passò dunque ai figli, Francesco e Fausta che presero in mano una situazione molto compromessa per non dire disperata. La Mercedes e la Smart, che fruttavano un volume d’affari di 65 milioni di euro l’annò.
Francesco Russo Morosoli – La nuova Funivia dell’Etna
Ne assunse l’amministrazione unica Francesco, allora 34enne con il gruppo vicinissimo al fallimento. Non mancarono gli attacchi. Dalla politica, ad altri illustri amici imprenditori catanesi. Dalle banche che avevano dietro altri investitori, ad uno dei direttori del gruppo, braccio destro di Francesco, che si organizzò per sottrargli degli asset della funivia. Nonostante questo, Francesco, insieme al suo staff, riuscirà a salvare il gruppo. Consolidare le vecchie attività (fa ancora parte della rete ufficiale Mercedes, Smart, Chrysler, Jeep e Dodge) e a rilanciare l’azienda con numerose iniziative imprenditoriali, nonché mantenere i posti di lavoro. Oggi il gruppo di Francesco Russo Morosoli è una delle realtà più importanti in Sicilia.