Imprese, istituzioni, banche e intermediari attorno a un tavolo per parlare di sostenibilità, azione non considerata un peso ma valore aggiunto per chi la pratica. Non una discussione a un convegno ma un confronto in una sede atipica: il “Caffè delle 9”, un’iniziativa che riunisce in varie città gli attori dell’economia e della società locale, ponendoli di fronte a temi di grande concretezza e concentrando tutta la discussione in una sola ora al mattino, l’ora del caffè appunto.
Questa volta il “Caffè delle 9” si è tenuto a Catania ed è organizzato da Kpmg e RMStudio (in particolare Giovanni Coci e Raffaele Mazzeo) nella sede di via Corso Italia 104. Un confronto tra Luca Busi di Sibeg, Gianluca Costanzo Cogiatek, Seby Costanzo di Sal, l’imprenditore Alfio Baudo, i docenti universitari Elita Schillaci, Elisa Ferrari e Marco Romano, Francesco Attaguile di Arces, Gaetano Cavalieri di Cjbio, Fabrizio De Nicola dell’Azienda ospedaliera Garibaldi, Carlo Palazzo di Banca Peloritana, Catia Aricò di Confidi, Carmelo Carrabba di Confeserfidi.
Emerge così che Sibeg, “che ha già un impianto fotovoltaico, acquista energia elettrica solo se prodotta da fonti rinnovabili ed è la prima azienda siciliana a dotarsi di flotta aziendale elettrica accollandosi l’investimento di decine di colonnine di ricarica sparse sull’Isola”, come ha spiegato Luca Busi.
Gianluca e Seby Costanzo hanno sottolinato il fatto che “alcune imprese siciliane sono state pioniere nell’avviare una gestione del business eco compatibile. La trasformazione di un
business ‘sporco’ come quello dei carburanti (Siciliana Carbolio) in energie alternative (Cogiateck) in social aggregation (Sal) e in winery (Cantine di Nessuno) è stato utopico ed osteggiato per la perdita di avviamento e di forza lavoro”. Per Fabrizio De Nicola “il pubblico ha avuto e potrà continuare ad avere accesso ad ampie risorse per il supporto delle iniziative eco sostenibili. Ad esempio i Fondi Jessica per l’efficientamento energetico utilizzati dal alcune Asp in Sicilia”.
Francesco Attaguile sostiene che “un denominatore comune come quello della salvaguardia ambientale deve coinvolgere tutte le eccellenze del territorio” e Alfio Baudo che “il territorio è in grado di rispondere anche alle esigenze di un turismo vocato all’ammirazione delle
bellezze naturali ed oggi il turismo d’élite percepisce il rispetto dell’ambiente come una qualità distintiva ed è pronto anche a pagare di più quando l’offerta è ecocompatibile”. Sul fronte del credito Carlo Palazzo, Carmelo Carrabba, Catia Aricò hanno sottolineato che “le istituzioni finanziare svolgono un ruolo fondamentale per permettere alle aziende di avere il sostegno finanziario necessario ad investire in tecnologie green compatibilmente con la selezione del credito e con le regolamentazione”. Mentre per i docenti Elita Schillaci, Elisa Ferrari e Marco Romano “il mondo accademico sta contribuendo allo sviluppo delle tematiche della social accountability al fine di evitare che diventino un mero ‘green washing’. Il processo imprenditoriale di approccio
a business eco-compatibili deve passare attraverso ecosistemi imprenditoriali e protocolli di misurazione chiari e verificabili sull’effettivo beneficio delle singole azioni d’impresa per la salvaguardia dell’ambiente”. Per Gaetano Cavalieri “una città come Catania, che ha nelle sue radici imprenditoriali realtà importanti come la ST e un patrimonio Unesco come l’Etna, è naturalmente in grado di creare un contesto imprenditoriale vocato ad un business green”.
Infine, Giovanni Coci e Raffaele Mazzeo hanno affermato che “le tematiche di reporting oggi sempre di più si stanno indirizzando verso una rappresentazione coerente con i 17 Goals che le Nazioni Unite hanno dettato per il raggiungimento nel 2030 di uno sviluppo sostenibile. Una spinta allo sviluppo nasce anche dai fondi pensioni italiani che dal febbraio 2019 sono vincolati a non investire le loro ingenti masse gestite verso aziende business ad alto impatto ambientale”.