Nell’ambito delle varie riunioni di noi giornalisti pubblicisti al fine di conseguire nuovi crediti formativi, obbligatori da circa un anno, questa volta , non si è trattato della consueta conferenza con dibattito su un tema specifico, ma sulla proiezione di un documentario sulle migrazioni dall’Africa verso l’Europa ( piu’ che altro verso l’Italia) cui comunque dopo un ora ( perchè tanto è durata) è seguito non solo un dibattito, ma anche nell’ambito dello stesso, una concreta testimonianza di un collega pubblicista che è anche un ufficiale della Guardia Costiera di catania, che ha fatto delle considerazioni e ha anche raccontato cio’ che ormai, per le ns forze dell’ordine, è un lavoro giornaliero, e cioè quello di andare a prendere in pieno mare e accompagnare nei nostri porti siciliani migliaia di disperati ,cui assicurare un assistenza e a volte anche un futuro. “Wallah: Je te jure” è un documentario prodotto dall’ OIM (Organizzazione Mondiale per le Migrazioni) girato tra Senegal, Niger e Italia. Il regista, Marcello Merletto, insieme a due assistenti di produzione, Elisabetta Jankovic e Giacomo Zandonini, hanno raccolto, tra gennaio e aprile 2016, storie di uomini e donne in viaggio lungo la rotta migratoria che dall’Africa occidentale passa per il Niger, la Libia e il Mediterraneo. L’Europa è una meta da raggiungere ad ogni costo, ma c’è anche chi, provato dalla strada, riprende la via di casa. Il documentario non suggerisce nessuna chiave di lettura, nè pietistica nè paternalistica. L’incontro ha analizzato i numeri dei migranti in transito a Niamey e i progetti OIM nella Regione, affrontando l’approccio dei media sull’argomento , ma va detto senza mezzi termini che dopo avere visto questo documentario, agghiacciante sotto certi aspetti, non si puo’ non ringraziare Dio di avere avuto una vita diciamo agiata, rispetto a cio’ che hanno vissuto e vivono questi esseri umani in terre africane dove non c’è nulla di nulla, e oltre me, credo che anche altri, avranno fatto considerazioni similari. Abbiamo visto luoghi di straordinaria bellezza paesaggistica, ma dove non ci sono strade degne di questo nome, servizi idrici, a volte luce elettrica,una miseria indescrivibile in uno stato di caos ambientale tremendo, insomma nulla di nulla e la fame di questi esseri umani è una cosa per loro normale. Abbiamo visto interviste a loro stessi ,e a loro parenti che sono troppo anziani per migrare, fatte magistralmente da Elisabetta Jankovic e da Giacomo Zandonini, dalle quali traspare una terribile rassegnazione , ma anche una voglia di volersi mettersi in gioco per cercare altrove un lavoro che in quelle terre non esiste, e anche, comune denominatore una fede religiosa che li tiene motivati a partire alla ricerca della vita . Complimenti sinceri ai due colleghi che lo hanno realizzato, appunto senza pietismi, ma facendo conoscere la realta’ delle cose.
Aula strapiena presso la Citta Metropolitana di Catania, a Canalicchio, e la sensazione , non solo mia personale, che stavolta i crediti da conseguire erano la cosa meno importante, mentre le riflessioni tantissime.